sabato 25 giugno 2022

Così la Giussani ha copiato Diabolik da Fantomas

Credevo di sapere tante cose su Diabolik, non tutte poiché oltre alla lettura delle storie ho fatto diverse ricerche per approfondire i tanti lati oscuri legati alla nascita di questo fumetto sui quali sarà difficile arrivare alla verità (a meno che chi sa le cose alla Astorina si decida a parlare). Una cosa nota è che Angela Giussani creò Diabolik come secondo personaggio che la sua giovanissima casa editrice presentò copiando (si, diciamo le cose come stanno e senza girarci intorno) la storia dei romanzi di Fantomas, una figura letteraria nata nel 1911.

Si trattò di una fortunata ideazione di due scrittori francesi, Marcell Allain e Pierre Souvestre e la storia di Diabolik n. 1 del novembre 1962 ricalcava quella del primo romanzo di Fantomas. Non è vero, come vorrebbero far credere, che la Giussani si imbatté per caso in una copia di questo libro abbandonata in una carrozza di un treno della tratta milanese. La Giussani era una avida lettrice di Fantomas e possedeva una copia, in lingua italiana, del primo libro di Allain e Souvestre del 1915. Capito la furbacchiona? Ora copio Fantomas!

Lo avrà pensato sul serio? Credo di si. Se Fantomas fosse diventato un fumetto sarebbe stato come Diabolik, grossomodo. Il plagio (un omaggio?) di Fantomas divenne più marcato nei numeri successivi. La cover del primo romanzo di Fantomas fu presa a modello per la pubblicità del fumetto. Il titolo di quel n. 1 divenne il titolo del n. 5 di Diabolik (Il genio del delitto). Il n. 3 fu quasi del tutto costruito sul romanzo L'arresto di Fantomas con il titolo (L'arresto di Diabolik) e colpo di scena finale (condannato sostituito sulla ghigliottina).

Clerville fu ispirata dal quartiere parigino di Belleville in Fantomas. L'ispettore Juve divenne l'ispettore Ginko e Gustavo Garian sostituì Jerome Fandor. E Eva Kant? Pure lei copiata da Fantomas. Nel n. 3 fu presentata come Lady Kant corrispondente alla Lady Beltham di Fantomas. Ancora più forti furono i plagi grafici. Fantomas aveva un costume nero a tutto corpo come Diabolik e con l'unica differenza della maschera (fluttuante per Fantomas, solo aderente al volto per Diabolik). Le maschere? Pure quelle copiate dai libri di Fantomas.

Facile scrivere un fumetto copiandolo, vero? Si, anche se in ambito fumettistico si preferisce parlare di omaggio. Nel fumetto non copia nessuno, ma omaggiano tutti. E il nome Diabolik? Eh, si, pure quello copiato. Per la grafica del nome sull'albo Remo Berselli ha usato la stessa del manifesto del film francese I diabolici del 1954. Il nome Diabolik è la risultante di tanti personaggi di libri e di film che erano ispirati all'idea del diabolico come espressione massima di ferocia e malvagità. Diabolik fu scelto come truce omaggio ad un killer vero.

Si trattava del famoso Diabolich, assassino che terrorizzò Torino nel 1958 (caso ad oggi irrisolto) con la "ch" finale da leggere come una ci dura e quindi simile ad una kappa come suono. Il famoso film Totò Diabolicus uscito sette mesi prima del n. 1 di Diabolik, non c'entrava niente. Il film con Totò era soltanto una parodia delle tante figure da Fantomas in poi e che avevano costellato la letteratura nera fino a quel momento. L'immagine della cover del n. 1 fu ricalcata da quella di Big Ben Bolt n. 10 (anch'esso pubblicato dall'editore Astorina).

L'autore del disegno è lo stesso, Brenno Fiumali. Nella storia di BBB n. 10 apparve un pugile con la maschera di plastica, particolare che fece impennare le vendite della serie e la Giussani dovette tenerne conto per il lancio di Diabolik. I disegnatori copiarono molti disegni dei fumetti di BBB, che erano quelli di una serie di strip inglesi che la Giussani pubblicava su licenza (ma negli Usa allora chi ci avrebbe fatto caso?). E la pantera da cui Diabolik prese il nome nel famoso albo Diabolik chi sei del 1968 che narrava le sue misteriose origini?

Derivava dalla tigre dal nome Satana vista sul n. 16 di BBB. Angela Giussani in Diabolik non ha posto nulla di originale. Non ha creato nulla. Oggi è dura accettare una realtà del genere, ma le cose vanno dette per come sono. Ho tratto spunto per scrivere questo pezzo da un articolo di Andrea Cantucci uscito su Giornale Pop (dove anch'io mi onoro di scrivere qualcosa) che trovate a questo link. Io l'ho solo rielaborato e ci ho aggiunto un pizzico di cattiveria in più arrivando a quelle conclusioni che lì erano implicite e che io ho rafforzato.

Nessun commento:

Posta un commento