Le storie di Diabolik a tinte gialle sono le migliori poiché si basano su complicati rapporti tra i vari personaggi, spesso dell'alta società, che si lasciano ai più schifosi sentimenti. La storia dal titolo Il marchio dell'assassino di gennaio 2022 è uno di questi. Andrea Pasini e Tito Faraci (il secondo si è occupato dei testi come di consueto) hanno giocato con gli elementi base del giallo ma secondo me hanno svolto il compitino. Di livello i disegni di Enzo Facciolo e Stefano Santoro.
Per farlo utilizza l'assenza di Ginko per sostituirsi a lui e affiancare l'ispettore Walié incaricato di seguire le indagini. Ammetto di avere capito subito che dietro Ginko si nascondeva il volto di Diabolik, sia perché, ad un certo punto, Diabolik non si è più veduto e sia perché sarebbe stato improbabile che Pasini e Faraci dedicassero un intero volume al duro poliziotto. Le indagini partono dall'identikit del killer realizzato sulla testimonianza di un clochard che lo aveva visto.
Viene arrestato un tizio di nome Ivano Zamber, ma questi ha un alibi di ferro e viene rilasciato. Ginko/Diabolik non si arrende e così trova l'elemento chiave. Zamber era stato nel Syack nello stesso momento in cui vi era stato il figlio della vittima che voleva derubare all'inizio, Marcello Castel. Poi sono i due autori a rivelare tutto di soppiatto in chiave deludente: Zamber e Castel sono due sadici che si divertono ad ammazzare la gente. Diabolik li ammazzerà in pochi secondi.
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