mercoledì 17 agosto 2022

Diabolik (Anno LXI) n. 03-2022: la recensione

Una storia a tinte gialle classiche quella ospitata sul n. 3-2022 della serie inedita di Diabolik con un soggetto di Mario Gomboli e Andrea Pasini, i quali hanno sviluppato una idea di Marcello Bondi e Michele Iudica. I dialoghi sono stati realizzati da Raffaele Altariva. Gli autori hanno iniziato subito cercando di non scoprire subito le loro carte e sviando il lettore in direzioni differenti, salvo poi commettere una grave ingenuità che ha rovinato i loro piani (di cui dirò a breve).

La nota stonata sono i disegni di Pierluigi Cerveglieri, penosi sotto ogni profilo, superficiali e dal tratto incerto. Mi si potrebbe obiettare che Cerveglieri disegna e ha sempre disegnato così. Va bene, allora perché non viene allontanato da Diabolik? Circa l'ingenuità pazzesca degli autori, si può dire che è probabile che se ne sono accorti perché hanno allungato la falsa pista iniziale all'inverosimile, sperando che il lettore dimenticasse per sorprenderlo alla fine con la spiegazione.

Almeno per quanto mi riguarda, io posso affermare che il piano non è riuscito. Una tranquilla cena nella villa del conte Attilio Bernard si conclude in tragedia. La banda di rapinatori formata da Fabio Rader, Vincenzo Sonders e Stefano Reis fa irruzione in casa e uccide il conte dopo averlo costretto, sotto la minaccia di uccidere la figlia Melania che era presente, a farsi rivelare il posto dove si trova la cassaforte con i suoi preziosi gioielli. Ad ammazzarlo senza pietà è Fabio Rader.

Il motivo è futile: Bernard aveva cercato di far credere ai rapinatori che l'unica cassaforte in casa era quella in cui loro avevano trovato pochi spiccioli. Subito dopo una telefonata anonima avvisa la polizia del luogo in cui sono nascosti i banditi. Nell'irruzione Sonders e Reis vengono uccisi mentre Rader è ferito alla testa. Quando rinviene in ospedale dichiara di non ricordare nulla, nemmeno il luogo in cui ha nascosto i gioielli di Bernard (nel rifugio non vi era traccia di loro). 

Chi ha fatto quella telefonata alla polizia? Chi ha cercato di fregare Rader e la sua banda? Inizia quindi una lunga trama che vede Ginko occuparsi delle indagini e ideare un piano per far parlare Rader che prevede che un poliziotto infiltrato, Carlo Taller, catturi la sua fiducia e lo coinvolga in una finta fuga dal carcere per spingerlo a rivelare il luogo dove sono nascosti i gioielli di Bernard. Anche Diabolik è sulle sue tracce e si sostituisce a Taller. Ma le cose non vanno come atteso.

Fabio Rader intuisce di essere stato tratto in inganno e così cerca di uccidere Taller salvo essere fulminato da una raffica dei mitra della polizia appostata nei pressi. E' tutto finito? No, gli autori riprendono l'indizio lasciato all'inizio. Perché i rapinatori hanno tanto insistito a volere la vera cassaforte di villa Bernard? Avevano una talpa in casa? Ginko interroga Melania Bernard e questa casca nella sua trappola. Ginko gli fa credere di sospettare di Vito, il maggiordomo.

A quel punto irrompe la madre di Melania, la quale confessa tutto e minaccia Ginko con una pistola. Erano stanche della oppressione di Attilio e con la complicità di Fabio Rader hanno organizzato la sua morte in quella che doveva sembrare una rapina. Diabolik appostato irrompe anche lui, uccide la madre di Melania mentre Ginko, che nel frattempo era stato legato mani e piedi ad una sedia, è costretto ad assistere alla scena e alla ennesima vittoria del suo avversario. 

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