martedì 5 luglio 2022

Il Grande Diabolik n. 1-2022: la recensione

Con molto ritardo parlerò oggi de Il Grande Diabolik n. 1-2022 che come di consueto è diviso in tre parti, una prima storia lunga di 128 pagine e due storie brevi di 16 pagine l'una. Questa testata, di cui escono due numeri all'anno, uno a aprile e l'altro a luglio, in formato brossurato gigante 16,5x21 è sempre molto attesa perché svela particolari inediti del passato del personaggio o si focalizza su alcuni elementi della mitologia di Diabolik. Da qualche tempo annoia. Sarà perché gli scrittori sono sempre gli stessi o la smania di mantenersi nel politically correct limita le velleità creative, ma un cambiamento sarebbe doveroso. Almeno non è salita di prezzo come il mensile.

Diabolik deve rubare un carico di antiche statue d'oro ricoperte di diamanti e la società incaricata di eseguire il trasporto è la Tetra con i suoi quattro capi massimi posti in quattro diverse parti del mondo e procedure particolari per i trasporti speciali come in questo caso. I segreti di questi trasporti sono custoditi in una cassaforte che si trova a Rasheed, località che nel mondo reale corrisponde a Dubai. In questo modo se accadesse qualcosa ad uno dei capi, tutti gli altri potrebbero completare il trasporto con le informazioni contenute nella cassaforte. Per Diabolik non è un problema impadronirsi della cassaforte e sostituirla con una copia. Poi accade un imprevisto.

Uno dei capi della Tetra viene ucciso in un agguato e gli altri devono riunirsi per aprire la cassaforte e portare a termine il trasporto del defunto. Durante le operazioni capiscono subito di trovarsi davanti ad una copia e che la vera cassaforte con i documenti sul trasporto delle statuette si trova in mano a Diabolik. Cercano così di tendergli un agguato a Villamar, ma il re del terrore li previene intuendo che il cambio del negozio per turisti scelto per la consegna doveva celare un inganno. Buona prova alle matite di Giulia Francesca Massaglia e Stefania Caretta ed i testi di Tito Faraci, ma la storia è parsa fiacca, troppo lunga e prevedibile. Noiosa per lunghissimi tratti. Facilona.

Per quanto riguarda le due storie brevi, ottima mi è parsa quella di Rilletti con disegni fantastici di Rosario Raho. Ho letto nell'articolo di presentazione, che i suoi maestri ispiratori sono stati i fumettisti americani e tra questi Jim Lee e si è visto. Deludente invece i disegni di Cerveglieri nella seconda storia scritta da Faraci. Il peggio del suo repertorio. Tavole statiche, visi spenti, riquadri anticho e attenzione per gli scenari zero. Meno male che era solo una storia breve perché senza i testi di Tito Faraci sarebbe stato un vero disastro. Infine, in terza di copertina c'era la bandiera arcobaleno, ma che c'azzecca??? Questa mania di infilare roba lgbt ovunque è diventata antipatica.

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