sabato 17 dicembre 2022

Diabolik (Anno LXI) n. 06-2022: un nuovo disastro

Alla Astorina devono essersi convinti che costruire storie complicate sia uno dei requisiti essenziali delle storie di Diabolik, ma questo è un grave errore e la storia dal titolo La testa del drago uscita a giugno ne è la triste conferma. Tanta delusione non inattesa dopo avere visto nei crediti della storia un team abbastanza scadente: Andrea Pasini, Enrico Lotti e Alessandro Mainardi per il soggetto (scritto a tre?) e gli ultimi due per le sceneggiature. Un disastro totale, salvo i disegni.

Antonio Muscatiello ha il pregio di avere un tratto classico che porta in via diretta ai mitici disegni degli anni d'oro del personaggio. Oggi è difficile vedere Diabolik realizzato così dagli artisti di cui si avvale la casa editrice. La storia, come detto, è un disastro totale e ci si chiede se Mario Gomboli l'abbia approvata o se data la sua età sta iniziando a lasciare correre. La prima cosa che è mancata è la caratterizzazione dei personaggi. Assente totalmente. I personaggi sembravano zombi.

La seconda cosa mancata: la qualità dei testi era assente e mentre i personaggi parlavano pareva di leggere la storia di scrittori alle prime armi. La terza cosa mancata: la trama non c'è, non si vede da nessuna parte. C'è Diabolik che cerca di rubare un diamante, come vedremo, ma eccettuata la prima parte (scene trite e ritrite di tante storie), la seconda è di una ingenuità disarmante. La verità è che quando non scrive Tito Faraci alla Astorina sono guai. Tito Faraci è indispensabile.

La trama, se così possiamo chiamarla (ma è uno sforzo difficile) è una accozzaglia di idee che tra di loro non hanno nulla in comune. C'è un rubino chiamato La testa del drago, che Diabolik ha già cercato di rubare due volte senza successo. La prima nel n. 5-2005 e la seconda nel n. 6-2020 (quelle si che furono belle storie). L'attuale proprietaria, la contessa Mazlen, a capo di una industria chimica, desidera che sia trasferito nel più sicuro caveau della banca Stern di Clerville. 

Finora i congegni di Ginko alla sua villa hanno impedito a Diabolik di rubare il rubino (altra grossa pecca: quando mai Diabolik si è fatto intimidire dai congegni di Ginko?). L'apertura di un nuovo tratto della autostrada è una occasione d'oro per effettuare questo trasporto in sicurezza dato che Diabolik non ha potuto collocare trappole lungo il tragitto (un'altra ingenuità: quante volte Diabolik ha preso il posto di operai che lavoravano sulle strade? Mario Gomboli dove ti trovavi?).

Durante il trasporto Diabolik usa il classico trucco dell'olio gettato sull'asfalto, le macchine della polizia si schiantano tra loro mentre lui, alla guida di un rimorchio, afferra il furgone, addormenta con il gas gli occupanti ma quando apre il furgone dentro non c'è niente. Ginko lo ha fregato. Il rubino è stato portato dalla Mazlen nella sua borsetta presso il suo impianto chimico dove ha intenzione di organizzare una grande vendita dei suoi preziosi, tra cui anche la Testa del Drago. 

Perfino all'impianto Ginko ha collocato congegni di sicurezza molto forti. Ha fatto perfino installare un reticolo sotto i pavimenti e nelle pareti in modo che nessuno potrebbe entrare senza essere rilevato. L'unica parte scoperta è la canna fumaria, che per le alte temperature dei gas che vi fuoriescono non poteva essere allarmata. Diabolik deve passare di lì. Ginko lo ha previsto, inserendo nella canna un rilevatore di temperatura nel caso venisse spento se Diabolik vi passasse.

Un sistema di telecamere non hackerabile (così è stato riportato nella storia ma si tratta di un'altra ingenuità pazzesca: non esistono sistemi non hackerabili. Gomboli dov'eri?) invia le immagini alla centrale ma Diabolik riesce ad aggirarlo grazie ad un meccanismo che attacca su uno dei tecnici. Un amplificatore che gli ha permesso di inserirsi nei computer per spegnere l'impianto mentre alla centrale sembrerà che tutto stia procedendo normalmente. Diabolik si cala nella canna.

Fora la parete all'altezza della sala del rubino ma viene preso. Ginko lo stava aspettando (altra grossa ingenuità: Diabolik avrebbe dovuto prevedere la mossa di Ginko sulla canna fumaria). Eva entra in azione e travestita da poliziotta entra nell'impianto e ruba il rubino (un'altra ingenuità: nessuno gli ha controllato il volto!). Diabolik è sereno. La sera prima aveva modificato il cellulare della stazione di polizia della zona (che ne aveva solo due in servizio). Il gas entra nel veicolo.

Diabolik, che aveva i filtri nel naso, scappa e raggiunge Eva al rifugio e insieme a lei seduti sul divano ammirano il rubino. Diabolik sostiene che il suo arresto faceva parte del piano, perché questo ha permesso a Eva di entrare nell'impianto e rubare la Testa del Drago. L'albo ha alcune pagine in più con foto in b/n di Angela Giussani per festeggiare il centenario della nascita. Qui ci sarebbe da ridire, ma ne parleremo in un prossimo articolo per narrare Angela Giussani com'era davvero.

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