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Così Max Bunker realizzò i primi albi Marvel/Corno

La Editoriale Corno nel proporre le collane dei supereroi Marvel era partita dall'idea di offrirli in un formato uguale a quello in cui erano proposte in Usa, uno spillato di formato 17x26 con due storie di due diversi personaggi. Uno era quello principale e dava nome alla serie, il secondo fungeva da comprimario. La scelta veniva fatta in base alla popolarità del personaggio in Usa. Così, siccome Spider-Man era più famoso e vendeva di più del Dott. Strange, toccò al secondo recitare da comprimario nel primo numero della collana L'Uomo Ragno.

In realtà, Luciano Secchi non si era ispirato del tutto alla struttura dei comic book della Marvel, alcuni dei quali, invero, presentavano due personaggi, ognuno dei quali in una storia breve di 10-11 pagine. Max Bunker nell'ideare il formato delle collane Marvel/Corno si limitò a copiare il modello con cui la Mondadori stava proponendo da anni e con successo i fumetti della DC Comics: 48 pagine e solo metà delle quali a colori. Così fu per i primi numeri dell'Uomo Ragno e di Devil di lì a poco in quella primavera del 1970 in Italia. La gente accettava.

L'idea di avere tutte le pagine a colori non era prevalente e il colore stesso veniva quasi visto come una sorta di omaggio in un panorama in cui i fumetti in Italia erano sempre stati quasi tutti in bianco e nero. La stessa Corno aveva proposto i neri Kriminal e Satanik così e poi il famoso Alan Ford dalla metà del 1969. Nel 1971, però, i diritti della DC erano passati dalla Mondadori alla William Intereuropa perché ormai Batman e Superman non vendevano più come una volta e così l'editore milanese aveva pensato bene di liberarsene senza problemi.

Li aveva perfino offerti alla Bonelli, ma Sergio Bonelli che ai supereroi guardava, più che altro, come fonte di idee per i suoi vari personaggi, declinò. Era un affare per lui. Non avrebbe dovuto pagare scrittori o disegnatori. Avrebbe dovuto dotarsi di traduttori, pagando le licenze. Superman e Batman uscivano da tempo e il pubblico conosceva bene i personaggi. Ad ogni modo, Williams partì con le sue serie di Batman, Superman, Flash, ecc. con una novità: tutte le pagine erano a colori. Il vecchio Max non perse tempo e anche lui fece la stessa cosa. 

Dal 1971 gli albi della Marvel da lui pubblicati uscivano tutti con le pagine a colori e così sarebbe stato fino alla fine. Quello di cui Bunker non si dotò mai fu un buon supervisore, uno che ne capisse di quei personaggi o della dannata cultura yankee, spesso degradata, in cui loro operavano. I Fantastici Quattro e il Mitico Thor furono le prime serie ad uscire tutte a colori. Una buona scelta di Bunker fu poi il tipo di carta usato. In Usa i comics uscivano su carta riciclata di pessima qualità (per la verità, anche oggi avviene lo stesso e senza remore). 

La carta usata da Secchi invece era di migliore qualità, più resistente, anche se verso la fine dell'era Marvel/Corno si servì di carta sempre più sottile e scadente. Il prezzo di quei fumetti, inizialmente di 200 lire, non era basso. Anzi, era molto alto. A quel prezzo Sergio Bonelli offriva le sue serie, tra cui Tex Willer, in albi di 96 pagine. E' pur vero che quelli Bonelli erano albi in bianco e nero ed avevano un formato più piccolo (16x21 contro 17x26) ma le pagine erano il doppio. Allora come oggi, le cose non sono cambiate. Le logiche sono le stesse. 

Oggi un fumetto Marvel pubblicato dalla Panini ha ancora 48 pagine a colori e su carta patinata. Il prezzo che chiedono Lupoi e soci è fuori dalla realtà: 5,00 euro ovvero 10.000 lire! La Bonelli invece offre albi di 96 pagine a 4,40 euro in bianco e nero e in formato 16x21. Se la Panini offrisse i suoi albi in carta riciclata potrebbe chiedere prezzi più bassi, ma oggi come allora, ai tempi Corno, si tende a speculare ed a spremere le tasche dei lettori. La Panini però offre le ristampe della linea Integrale in formato bonelliano a 4,90 euro e su carta riciclata.