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Bonelli toglie a Panini la gestione delle sue licenze

Pochi giorni fa è uscita una notizia bomba a cui pochi hanno prestato attenzione perché tratta un aspetto del settore che pochi conoscono, ovvero la gestione dei diritti di pubblicazione di una casa editrice. Per quanto possa sembrare assurdo, una decina di anni fa la Bonelli affidò alla Panini, una casa editrice in teoria concorrente, la gestione delle sue licenze all'estero. In realtà, la concorrenza nel mercato italiano dei fumetti non c'è mai stata. Quello che è sempre esistito è stato un sistema a cui gli editori aderivano. Chi rifiutava era un nemico.

In questo sistema Bonelli e Panini, da quando l'editore di Modena ha assunto un ruolo primario nel mondo dei fumetti a metà anni '90, non sono mai stati concorrenti. Così non dovette sorprendere più di tanto la notizia, risalente al 2010, che vedeva la Bonelli affidare a Panini la gestione dei suoi diritti di pubblicazione di Tex Willer e soci all'estero. In pratica, chi voleva pubblicare un albo Bonelli nel suo Paese, doveva contattare la Panini! Assurdo, eh? Che ci guadagnava la Bonelli a farsi gestire le licenze dei suoi personaggi da un editore concorrente?

In pratica, nulla dato che prima di allora e da allora in poi, i personaggi Bonelli hanno continuato ad essere pubblicati in una decina di Paesi nel mondo. In alcuni, come in Francia, solo con qualche volume ogni tanto, mentre in altri Paesi, come gli arretrati Stati della ex Jugoslavia con vendite ridicole, mentre solo Tex in Brasile riusciva a superare la quota delle 30.000 copie (almeno fino a qualche anno fa). La colpa non era tanto della Panini, che già come gestore delle licenze Marvel in tutto il mondo dal 1999, non ha mai brillato particolarmente.

Poi perché Panini doveva promuovere i prodotti di un concorrente in mercati stranieri? Che ci guadagnava? Boh, non conosco il contenuto dei contratti ma poiché Tex e soci hanno continuato ad essere illustri sconosciuti nei mercati stranieri, la Panini non ci ha guadagnato nulla o quasi. Poi qualche giorno fa, i contratti firmati (e magari rinnovati) anni fa devono essere scaduti e alla Bonelli, il cui direttore generale è Simone Airoldi, un ex direttore Panini (!), avranno pensato che, tanto vale che i diritti ce li gestiamo noi, eh. Grossomodo, è la stessa cosa.

A gestire il settore licenze Bonelli ci sarà tale Andrea Di Lecce, che prende il posto di Stefano Munarini, il membro della redazione Panini Comics che prima si occupava di tale settore. Cambierà qualcosa sul piano pratico? No, specie nell'immediato. Se il numero dei Paesi in cui la Bonelli è pubblicata salirà come numero e albi pubblicati, potremo dire che qualcosa di buono sarà stato fatto. Se il numero degli Stati stranieri e albi pubblicati al loro interno continuerà ad essere quello di oggi o calerà, il risultato di questo cambiamento sarà stato un flop.

Nel comunicato della Bonelli si legge la volontà di crescere ben oltre il piano limitato delle pubblicazioni cartacee, ma di fatto, almeno fino ad oggi, i tentativi di sfondare in altri settori sono stati un fallimento. I flop dei film prodotti o a cui ha collaborato la Bonelli lo dimostrano. Il recente film di Dampyr è stato un disastro (ben annunciato), come peraltro tutti i siti di settore, anche quelli del Sistema, sono stati poi costretti ad ammettere controvoglia. I dati dell'ultimo bilancio danno utili in calo del 50% con oltre 1 milione di albi venduti in meno.