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Panini e il vero motivo della fine degli spillati

Nel mio articolo sull'aumento dei prezzi della Panini Comics e sulla fine dell'era degli albi spillati non ho trattato di un aspetto peculiare per capire meglio tale transizione che potrebbe condurre, in breve tempo, a conseguenze negative per la diffusione dei comics Usa in Italia. In primis, una premessa di fondo per capire ciò di cui parlerò oggi. A gennaio la Panini ha nnunciato che ci sarebbero stati rincari a causa della diminuzione delle scorte di carta (a causa del boom di letture, ora finito, del 2020-21). Secondo la comunicazione ufficiale, ciò avrebbe causato un ulteriore aumento delle materie prime. 

E come capita in questi casi, l'editore scarica sulle tasche dei lettori tutto il peso di questi sviluppi, dei quali ritiene di non avere alcuna responsabilità. Il senso del messaggio è chiaro: non è colpa nostra se i prezzi salgono, è colpa vostra che acquistate pochi fumetti. Non è mai colpa loro, si sa. La colpa è sempre di qualcun altro. In Italia i prezzi dei fumetti salgono da sempre e ogni volta le case editrici si aggrappano a questo o a quella giustificazione, ma se vediamo negli Usa il prezzo dei comics è cresciuto di un dollaro negli ultimi dieci anni. In Italia il rapporto pagine/prezzo è più che raddoppiato.

So che confrontare le economie di due Paesi diversi come l'Italia e gli Usa ha poco senso, ma lo faccio per dimostrare l'esistenza di un aspetto che negli Usa è fondamentale mentre in Italia non lo è. Di cosa sto parlando? Semplice. In Usa il modo di proporre fumetti non è mai cambiato negli ultimi 80 anni. L'albo americano di base è uno spillatino stampato su carta riciclata e copertina di spessore di poco superiore di 32 pagine (di cui 2 di redazionali e 8 di pubblicità). Oggi la DC sta sperimentando la foliazione a 40 pagine (con l'aggiunta di una storia di appendice di otto pagine). Il prezzo è alquanto stabile. 

Come detto sopra, negli ultimi dieci anni il prezzo è salito da 2,99 $ a 3,99 $. In Italia? Il solito caos tra monografici e antologici, da albi minestrone di 72 o di 80 pagine a 48 pagine ed oggi a 24 pagine. I personaggi saltano da una rivista all'altra (con gli albi di 24 pagine il fenomeno si è fermato). Per il lettore, però, è difficile collezionare qualcosa se una rivista viene snaturata, magari passando da spillato a brossurato (come lo fu per l'Uomo Ragno Classic nell'aprile 1994). Il caos dei formati non pone le basi per costruire un parco di lettori che sia stabile. Il discorso però riguarda solo i licenziatari di comics. 

Come è capitato in passato, è difficile credere che tali aumenti dei prezzi siano o possano essere attribuiti alla mancanza di carta come conseguenza del boom di letture (ora finito) del 2020-21. Io almeno non ci credo. Non mi attengo alla narrazione ufficiale di un sistema, di qualsiasi sistema politico o socio-economico. Ragiono con la mia testa e le capacità critiche che ho. Io credo ed in tanti condividono queste idee, che la ragione principale degli aumenti dei prezzi siano i cali delle vendite. E' stato così da sempre. Se una serie non vende, chiude. Se passa dall'edicola alla fumetteria é perché non vendeva.

O non vendeva abbastanza per stare lì. Se da rivista mensile passa a brossurato semestrale o peggio cartonato, è perché non aveva tanti lettori da giustificare la sua esistenza in quel formato. Oggi la Panini sta fuggendo dalle edicole perché le vendite si sono così abbassate da non riuscire a tenere quasi più nulla lì, mentre in fumetteria può ancora farlo con le basse tirature. Facciamo un piccolo esempio. In Italia esistono ancora 10.500 edicole. Per portare un comics Usa in ognuna devo stampare non meno di 10.500 copie. Se ne vendo solo mille, avrò in reso 9.500 copie che resteranno, pertanto, invendute.

Così scappo in fumetteria. E' più comodo. I punti vendita sono meno di 200. Se una serie vende 1.000 copie, posso andare avanti con una tiratura di 2.000 copie se voglio portare almeno 2 copie in ognuno o 3.000 se ne voglio portare 3. Se di una testata vendo meno di 1.000 copie, non vale la pena continuarla come testata periodica ed è più facile uscire con un cartonato di cui posso stampare 300-400 copie di cui sono certo che venderò tutto. Se, da un lato, avrò eliminato le perdite, dall'altro avrò ridotto i guadagni e soprattutto il numero di clienti possibili (senza edicole e grande distribuzione). Mi conviene?