giovedì 18 maggio 2023

Il Grande Diabolik n. 1-2023: una storia prevedibile

E' tanta la delusione dopo la lettura de Il Grande Diabolik n. 1-2023 uscito il mese scorso con la storia principale di Rosalia Finocchiaro e Andrea Pasini. I disegni sono di Giulia Francesca Massaglia e chine di Stefania Caretta. Giuseppe Palumbo ha curato, invece, le tavole dei flashback come di consueto. La storia aveva in obiettivo festeggiare nel migliore dei modi il 60esimo anniversario di Eva Kant, che esordì in Diabolik (prima serie) n. 3 del marzo 1963. Per una storia di questo tipo Gomboli avrebbe dovuto schierare il suo autore di punta, ovvero Tito Faraci, mentre ai disegni era doveroso puntare su Barison. 

Il risultato è stato tanta noia rotta solo dalla mediocrità che affiorava copiosa ogni due-tre pagine. Il tema di fondo era dato dalla abitudine di Eva Kant di salvare Diabolik dal patibolo nei rari casi in cui è finito catturato. C'erano mille modi di mettere su una storia degna, ma o le idee erano finite oppure l'hanno messa su in fretta e furia. Il risultato è stato davvero deludente. La storia si svolge a Kuntala, capitale dello stato africano di Nimbania, che più o meno dovrebbe corrispondere alla Namibia, dato che la bandiera che si vede in quarta di copertina è simile a quella di questo Paese, come il suo presidente raffigurato.

Costui viene rappresentato come il classico dittatore, che traffica in armi e passa il suo tempo a letto con le putt@ne. Nelle prime pagine lo si vede mentre chiude un acquisto di diamanti da un tizio europeo, Jensen, per 6 milioni di euro. Diabolik ed Eva vogliono rubarli e così mettono in scena il loro classico schema di attacco. Eva si infiltra nella residenza del presidente come donna delle pulizie per collocare delle microcamere e microfoni. Che ingenuità! La sede di un capo di stato di solito è schermata e non dovrebbe consentire il funzionamento di aggeggi di rilevamento o spie. Cosa che nemmeno negli anni '60...

La stanza della cassaforte è protetta da un reticolo di infrarossi per superare i quali, Eva si allena a evitarlo mentre Diabolik dirigerà tutto da fuori. Il giorno del colpo viene scelto in quello in cui il presidente sarà fuori per incontrare il suo pari di un altro Paese, il Kingawe. Caso vuole però che il suddetto putt@niere torni la sera prima e l'effetto è devastante. Eva riesce a fuggire con un deltaplano, ma Diabolik che ha dovuto distogliere le guardie dall'inseguire la sua compagna, viene catturato mentre si trovava bloccato nella sala comandi. Il presidente ha intenzione di sfruttarlo per il lancio della sua immagine all'estero.

Diabolik viene così rinchiuso in un carcere di massima sicurezza con un'ala tutta per lui e sorvegliata da guardie e soldati al comando dei quali si trova un generale (nemmeno il nome gli autori hanno citato! Mah!). Per Eva Kant la situazione è drammatica. Come farà a liberare questa volta Diabolik? All'inizio cerca di mettersi in contatto con gli esponenti della resistenza al regime del tiranno ma purtroppo senza successo, mentre il tempo stringe. L'esecuzione è stata programmata sette giorni dopo ed Eva è disperata. Per sua fortuna, tuttavia, viene contattata dalla sua vecchia amica del collegio di Morben, Dolores.

Costei, da Eva creduta morta a seguito del ritrovamento di un suo ciondolo su di uno scheletro (Il Grande Diabolik n. 1-2003), racconta che una volta fuggita dal collegio, si adattò a vivere per le strade del Rennert fino a quando non incontrò la vedova di un boss della mala che la crebbe come figlia. Finiti gli studi e divenuta medico, decise di dedicarsi alle attività di sostegno ai movimenti clandestini in Africa e qui in Nimbania. Ora aiuterà Eva a fare fuggire Diabolik sfruttando la stessa idea che anni prima usarono, ma senza successo, per scappare da Morben. Con i contatti della resistenza, s'infiltrano nel carcere.

Un loro complice, travestito da secondino, fa arrivare a Diabolik tutto l'occorrente per fuggire, tra cui una copia delle chiavi della cella dove è prigioniero. Nel frattempo un altro tizio con la maschera di Diabolik simulerà la fuga attirando su di se l'attenzione di guardie e dei soldati. Per fortuna, il giorno prima avevano avuto l'accortezza di piazzare sul selciato delle pietre che celavano riserve di gas. Una volta attivate, si solleva una coltre di fitta nebbia che impedisce alle guardie di colpire il finto Diabolik che scappa nel cortile del carcere. Il vero Diabolik scappa quindi dalla prigione in tutta calma. Il presidente è furente.

Voleva utilizzare Diabolik per lanciare la sua immagine come nemico del crimine ma il piano è fallito. Per vendetta fa impiccare il generale a capo dei soldati alla prigione. Aveva perfino rifiutato la estradizione di Diabolik a Clerville all'inizio della storia. In appendice al volume si trovano quattro storie brevi, l'ultima delle quali con disegni in stile caricatura di Silvia Ziche. Storielle carine che, però, nulla aggiungono ad Eva Kant ovvero come personaggio che si voleva omaggiare con questo numero della collana Il Grande Diabolik. Anche i redazionali sono abbastanza prevedibili e noiosi. I fan meritavano molto di più.

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