lunedì 21 agosto 2023

Diabolik Cult n. 2: Eva Kant Uber Alles in Der Welt

Per il n. 2 (indicato come n. 1/2023) della collana di ristampe Diabolik Cult, è arrivato un episodio che non conoscevo, ovvero Ricordo del passato, presentato in origine sul n. 17 del 18 agosto 1969 della serie inedita. Una bella storia, devo ammettere anche se essa costituisce una sorta di ristampa indiretta del n. 3 dal titolo L'arresto di Diabolik. I lettori volevano sapere come fosse nato l'amore tra Diabolik ed Eva Kant e così, anziché ristampare quella mitica storia, disegnata da un buon Luigi Marchesi, la rifecero sotto forma di un vecchio ricordo.

I disegni di Marchesi erano però ritenuti, secondo l'editoriale, troppo datati e così venne dato spazio alla coppia formata da Glauco Coretti ed Enzo Facciolo. Il risultato dal punto di vista grafico è ottimo. Come il n. 1 dello scorso anno, la costoletta è gialla è quindi si presume che anche i numeri successivi saranno identificati con questo colore. Per ora la serie si mantiene con la periodicità annuale ma chissà che non subisca una accelerata. Di storie leggendarie in Diabolik ce ne sono. Come il numero dello scorso anno in regalo un doppio mazzo di carte.

La storia ha fatto da sfondo al bruttissimo film di Diabolik dei Manetti Bros del 2020 però per fortuna il fumetto è meglio. E' l'anniversario dell'incontro con Eva e Diabolik la sveglia la mattina con un grande mazzo di fiori e una collana di brillanti. I due rievocano gli eventi che hanno portato al loro grande amore come due redattori che spiegano al lettore i momenti più salienti. Diabolik aveva letto dalle cronache dell'arrivo di Lady Kant all'hotel Excelsior ponendosi come obiettivo di rubare il suo prezioso diamante rosa del valore di 200 milioni.

A quel tempo ben pochi conoscevano il volto di Diabolik e lui poteva girare per Clerville senza necessità di indossare le maschere. Viveva con una certa Elisabetta Gay, ragazza insicura ed ingenua, a cui si era presentato come Walter Dorian. Sotto la sua villa aveva posto il suo rifugio, un particolare che poi gli sarà fatale, come vedremo meglio in prosieguo. Per rubare il prezioso, Diabolik prende il posto di Bob, un cameriere dell'hotel, ma quando vide Eva arrivare se ne innamorò. Il servizio come cameriere gli permise però di spiarla senza problemi.

Ode una conversazione al telefono tra lei ed un tale di nome Giorgio Caron, il segretario del ministro della giustizia che vuole sposarla a tutti i costi ma lei è contraria. Acconsente però di vederlo quella sera. Per Diabolik è il momento giusto per colpire e prima di terminare il servizio ebbe cura di lasciare aperta la porta per potere entrare nella camera di Eva senza problemi. Dopo un paziente lavoro per scoprire la combinazione della cassaforte, Diabolik prende il diamante ma in quel momento Eva è rientrata in anticipo e gli dice che è un falso.

Eva era rientrata prima perché Caron, dopo l'ennesimo rifiuto, aveva perso il controllo e minacciato di denunciarla per il suo passato. Eva spiegò che l'originale l'aveva venduto perché gli servivano soldi e quella copia gli serviva per mostrarla agli eventi ove veniva invitata. Nessuno avrebbe sospettato che si trattava di un fondo di bottiglia. Chiese quindi a Diabolik di farla esaminare per averne certezza e se la pietra fosse risultata falsa come lei aveva detto, avrebbe dovuto restituirgliela. Diabolik colpito dal coraggio la baciò con passione.

Il giorno dopo Diabolik riportò, nelle vesti di Bob, il diamante ad Eva avendo inteso che si trattava solo di una copia. Eva si svegliò e fece chiamare Bob. Quando lo ebbe davanti iniziò con allusioni al fatto che poteva trattarsi di Diabolik, che con le maschere poteva assumere la identità di chiunque. Diabolik allora rivelò il suo vero volto e baciò di nuovo Eva, che a sua volta raccontò la sua storia. Era figlia illegittima di Rodolfo Kant, la cui famiglia aveva impedito il matrimonio con sua madre che morì in seguito di senti quando lei aveva 16 anni.

Per questo in Eva nacque un forte odio verso la famiglia che aveva rovinato la sua vita. Per fortuna la madre l'aveva fatta studiare lingue e ciò le permise di trovare lavoro all'estero. Erano lavori non sempre leciti. Così lavorò sia come una spia industriale che per un certo Peter Sorel, senza sapere che si trattava di un esponente della malavita. La sua bellezza faceva si che in molti la corteggiassero e così un giorno Anthony Kant, senza sapere che si trattava in sostanza della nipote, le chiese di sposarlo. Eva accettò poiché così sarebbe stata una Kant.

Avrebbe sfoggiato quel cognome che alla sua povera madre era stato negato da Anthony, uno dei principali Kant che si era detto contrario al matrimonio tra la donna e Rodolfo. Eva confessò tutto ad Anthony dopo le nozze e per lo stupore il perfido uomo d'affari finì in clinica. Ne uscì molti mesi dopo costretto a recitare la commedia del marito amorevole senza poter dire che in realtà aveva sposato sua nipote. Poco dopo, Sorel e la sua banda furono scoperti e arrestati, ma alcuni membri era sfuggiti alla cattura e iniziarono a ricattarla senza pietà.

Per mettere a tacere i ricattatori, Eva vendette il diamante rosa e da allora avrebbe girato con la copia che Diabolik voleva. Se i ricattatori avessero rivelato il suo grave passato, Anthony Kant avrebbe potuto ripudiarla senza compromettersi. Poco dopo, Anthony morì sbranato da una belva durante una battuta di caccia. Mentre Eva narrava la sua storia, Elisabetta Gay aveva visto che Diabolik, che lei credeva essere Walter Dorian, era sbucato da sotto il terreno della villa dove abitava con lui. Diabolik la convinse che invece si era del tutto sbagliata. 

O almeno così era convinto perché poi Elisabetta, per nulla disposta a credere a Diabolik, andò in giardino e scoprì una botola. Con l'aiuto di uno sconosciuto, la fece aprire e una volta scesa giù notò le maschere in pelle che Diabolik usava. Sembravano veri volti umani. La ragazza impaurita andò subito alla polizia e Ginko udendo le sue parole capì subito che si trattava di un rifugio di Diabolik. Si appostò lì con la sua squadra e lo arrestò ed iniziò il processo che quasi di certo si sarebbe concluso con la sua condanna a morte. Eva Kant era disperata. 

Per avere un permesso per assistere al processo, Eva fece credere a Caron di volerlo sposare. Caron come segretario del ministro della giustizia aveva quel potere. Diabolik vide Eva al processo e pensò che volesse testimoniare contro di lui, poi però capì che era addolorata per la sua sorte. Iniziò a lanciargli messaggi in morse sbattendo gli occhi, ma Eva non percepì. Fu quando il suo avvocato, notando quello che sembrava un tic nervoso, chiese di sottoporre Diabolik a perizia psichiatrica che comprese che stava cercando di comunicare.

Diabolik poteva fare dei gesti, ma Ginko lo avrebbe notato. Il secondo giorno di processo Diabolik diede precise istruzioni a Eva. Doveva andare a Papignan e prendere tutto ciò che aveva in un suo rifugio. Il tenace ispettore aveva però notato la presenza di Eva al processo e l'interesse che aveva per Diabolik e chiese al suo amico giornalista Gustavo Garian di seguirla. Eva intuendo il tutto fece perdere le sue tracce. Non andò subito a Papigna ma in un Paese vicino per pregare sulla tomba di uno sconosciuto e poi andò di nuovo da Caron. 

Garian si convinse che Eva Kant non aveva interesse per Diabolik e comunicò i risultati della sua indagine a Ginko, che si convinse che il suo sospetto non era giusto. Il processo era finito con la prevedibile condanna alla ghigliottina. Non c'era più tempo per le esitazioni e Eva mise in atto il piano di Diabolik. Andò a Papignan, prese ciò che c'era nel rifugio e andò a casa di Hammer, uno dei secondini della prigione per convincerlo che lei, innamorata pazza di Diabolik, voleva vederlo un'ultima volta prima di morire. La moglie di Hammer si oppose.

Ma poi davanti all'offerta di Eva, disposta a pagare 30 milioni, cedette e Hammer a sua volta convinse il suo collega Bart a seguirlo in questa impresa. I due portarono Diabolik in un capanno poco distante dalla prigione di notte. Eva sarebbe entrata dall'altro lato. I secondini non si accorsero che Eva in macchina aveva portato con se Giorgio Caron drogato e privo di conoscenza. Lei e Diabolik gli misero una maschera del re del terrore e andarono via. I secondini riportarono in prigione quello che per loro era Diabolik, ma in realtà era Giorgio Caron.

Diabolik era salvo e l'indomani a finire con la testa mozzata fu Caron. Ginko intuì qualcosa ma non fece in tempo a fermare il boia. Poco dopo, fece interrogare tutti i vari secondini del carcere e l'impresa di Hammer e Bart venne fuori così come il coinvolgimento di Eva nella fuga di Diabolik. Da allora, Eva e Diabolik sarebbero stati la coppia che dura ancora oggi. In fondo al volumetto un interessante articolo che mette a confronto le tavole di Luigi Marchesi del 1963 e quelle di Coretti-Facciolo del 1969, molto più precise e dettagliate.

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