Diabolik (Anno LXII) n. 12-2023: politica e tragedia

La storia di Diabolik uscita nell'albo inedito di dicembre si è rivelata piuttosto noiosa, eccettuato per il colpo di scena finale, davvero poco prevedibile, dal ritmo sempre lento e con i disegni spenti di Giuseppe Di Bernardo. Non riesco a capire perché Gomboli permetta a costui ancora di esibirsi su Diabolik una volta all'anno nonostante che la sua opera si riveli la peggiore in assoluto unita a storie molto scarse come anche in questo caso. Il titolo dell'albo, Ricatto internazionale, poteva far pensare a chissà quale intrigo ma anche questa idea si è spenta. 

Il ritmo soporifero degli eventi ha cancellato anche questa velleità. Il bersaglio di Diabolik è Riccardo Jensen, ricco produttore di armi che non esita a venderle a gruppi di terroristi e a regime dittatoriali come oggi fanno gli industriali nostrani, che con la complicità del governo, vendono armi al regime nazista di Kiev, che ci auguriamo tutti che la Russia presto cancelli dalla faccia della Terra. Da un breve passaggio dei testi di Raffaele Altariva a pag. 7 si deduce che Gomboli e Pasini (autori del soggetto) siano pro-Kiev (come sospettavo già da tempo).

Dice Jensen: le armi servono perché gli Stati si difendano altrimenti diventano preda di quelli più aggressivi. La logica dell'aggressione qui emersa è alla base della propaganda nato-occidentale per giustificare il sostegno al regime nazista di Zelensky, secondo cui Kiev sarebbe stata aggredita, tacendo che la vera ragione dell'Operazione Militare Speciale di Mosca è l'espansione della Nato che ha rotto l'equilibrio geopolitico della regione. Nel 1961 gli Usa erano pronti a invadere Cuba se Castro si fosse alleato con la Russia. Quindi... siamo lì.

E meno male che alla fine della pagina, Eva Kant ribatte: che Jensen vende armi a spietati dittatori (come oggi è Zelensky, che per decreto con la scusa della guerra ha sciolto tutti i partiti di opposizione), ma torniamo alla storia, nata da una idea di Thomas Pistoia. A Diabolik non interessa cosa fa Jensen né i suoi rapporti con criminali di guerra alla Zelensky, bensì una valigetta piena di diamanti che l'industriale ha ricevuto come compenso dal Korbicstan, anche se lo Stato é sotto embargo e in guerra civile tra il governo Brezovic e quelli di Pavlenc.

Nella sua cassaforte nella villa dove vive come un fortino, oltre a tanti sistemi di sicurezza, che nemmeno Diabolik è consapevole di poter superare, esiste un copioso archivio di informazioni e documenti che Jensen ha raccolto nei suoi traffici con tanti stati e gruppi di terroristi che ora fanno gola al Wilburg, che mira a espandere la sua influenza nel sud del mondo. Intercettando le telefonate di Jensen, Diabolik è venuto a sapere che presto si incontrerà con Gerber, un agente dei servizi del Wilburg a cui vuole sostituirsi ma si verifica un imprevisto.

Gerber muore dopo l'investimento di un ubriaco e al suo posto viene mandata Alessandra Harris. A questo punto, tocca a Eva prendere il posto di questa donna, che ha un figlio di nome Marco, che studia in un collegio del Wilburg. In tal modo, Eva riesce a entrare nella villa di Harris e a muoversi in modo agevole ma all'inizio i risultati delle sue ricerche sono deludenti, non riuscendo ad individuare il punto in cui la cassaforte è collocata nello studio di Jensen. Poi si verifica un altro fatto che cambia i piani di Diabolik: Marco viene rapito nel collegio.

L'azione è stata condotta da un gruppo che combatte per la fazione di Pavlenc e che ora ricatta Alessandra Harris, senza sapere che si tratta di Eva Kant: vogliono tutti i documenti riservati di Jensen in modo da usarli contro il governo di Brezovic. A tale punto, si rende necessario che anche Alessandra che vuole la salvezza del figlio lavorare insieme a Diabolik ed Eva e rivelare i piani dei suoi superiori: non limitarsi a studiare le carte di Jensen ma prenderle. Il piano prevede che la vera Alessandra entri nella villa, con Eva nascosta nel bagagliaio. 

Poi la vera Alessandra con una scusa andrà via, lasciando Eva libera in casa di aprire la cassaforte (perché quando Alessandra era in casa, gli agenti di sicurezza per ordine di Jensen, le erano sempre addosso). In tal modo, Eva prende i gioielli ma non trova i documenti. Jensen poco prima li aveva portati con se (si era ricordato di un appuntamento e non aveva fatto in tempo a riporli). Diabolik ed Eva riescono, però, a liberare Marco dai rapitori e tutto sembra finito liscio come l'olio, ma poi arriva la tragedia finale. Marco non riconosce la madre! Chi é?

Quella che tutti pensavano essere Alessandra Harris è una agente del governo di Brezovic, che ha ucciso la vera Alessandra per sostituirsi a lei e prendere i documenti di Jensen affinché il suo capo non fosse più ricattabile. Nello scontro, Marco uccide la donna che ha eliminato la madre e poi si allontana consolato da Diabolik e Eva. Un tocco tragico che ha destato una storia, come detto, fin troppo lenta, ma che riesce a riprendersi nel finale, forse suggerito dall'editor Patricia Ferraresi e fare in modo che i lettori non si annoiassero troppo! Chi lo sa.

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