sabato 6 agosto 2022

Il Grande Diabolik n. 2-2022: la recensione

Il n. 2 de Il Grande Diabolik 2022 sembra essere stato concepito per compiacere i nostalgici delle radici del re del terrore. La storia evoca i miti culturali in cui Diabolik è nato e si è alimentato, anche se al di là di questo omaggio, se così vogliamo chiamarlo, la trama concepita da Andrea Pasini e Tito Faraci, che si è occupato anche dei testi, non mi è piaciuta per niente rivelandosi scialba e privata di grandi momenti emozionali. Ottimi come al solito i disegni di Giuseppe Palumbo però vedere Diabolik manga style é strano e credo contro la tradizione.

Perché non affidarsi a Barison, che è uno dei migliori disegnatori in circolazione? Nella storia c'è spazio anche per alcune tavole di Giulia Francesca Massaglia e Stefania Caretta per i momenti del presente. Come al solito infatti, la storia è ambientata a Clerville nel 1922 ove imperversava un altro grande criminale ladro chiamato l'Ombra. La storia parte da prima in Northstand, cioè la Russia del mondo reale. In quel periodo anche lì è avvenuta una rivoluzione comunista e un aristocratico, Sergej Michajlov, sarà al centro di una serie di eventi.

Corrotto e spietato, fa eseguire delle copie di alcuni preziosi della ex famiglia imperiale custoditi in un museo del Northstand incaricando un noto orafo di Clerville del tempo, Rodolfo Vandell. Sono lo scettro del potere, il sole dell'impero e la corona della regina madre. Sergej riuscì a sostituire e portare con se solo lo scettro del potere. In anni successivi, Diabolik si impadronirà del sole dell'impero (in Il Grande Diabolik n. 2-2015) e scoprirà, dopo una ispezione notturna a casa di Vandell in cerca di informazioni per un furto, un fatto clamoroso. 

Vandell aveva lasciato appunti per la realizzazione delle copie dei tre preziosi. Recatosi in Northstand Diabolik per controllare di persona, Diabolik ha la conferma che al museo è custodita solo una copia ben fatta. Che fine ha fatto lo scettro del potere vero? Possibile che si trovi a Clerville? Cercando informazioni, Diabolik viene in possesso dall'ente amici del Northstand del resoconto mai pubblicato di un giornalista del tempo, Alberto Glorian, l'amico dell'ispettore André Alain che stava cercando di acciuffare il noto criminale Ombra.

Freddo e spietato e abbigliato con un costume di origine orientale, aveva il viso nascosto da un cappuccio da cui si vedevano solo i suoi occhi di ghiaccio. Era noto per i trucchi che escogitava per mettere a segno i suoi colpi ottenuti da un inventore, Dupont, che era convinto che quelle trovate servivano al giovane che si trovava davanti per fare degli scherzi ai suoi amici dell'alta società. Obiettivo dell'ombra è infatti lo scettro del potere. Il resoconto viene esaminato da Eva che nella sua fantasia attribuisce volti noti ai personaggi narrati.

L'Ombra riuscirà a rubare lo scettro e ad uccidere Michajlov ma del prezioso non si ebbero più notizie. Poiché però nessuno aveva mai scoperto il rifugio del criminale, Diabolik intuisce che è lì che deve trovarsi lo scettro. Analizzando gli indizi scoprirà il rifugio sotto un suo rifugio! La storia si chiude così e chissà che Astorina non regali altre avventure dell'Ombra e magari in una miniserie ma tali ipotesi per la mente di Gomboli legata nel passato sono assurde. Nella parte finale del volume c'è una storia ironica dell'Ombra di Silvia Ziche.

Perché introdurre del materiale di questo tipo su Diabolik che è un fumetto serio? La Ziche è una che disegna per la Disney. Gomboli ha autorizzato questa assurdità perché è amica di Tito Faraci? Anche il redazionale di Castelli è assurdo. Perché non ha avuto il coraggio di dire che Angela Giussani ha ideato Diabolik copiando Fantomas? Ne ho parlato in questo pezzo. Siamo alle solite, si diffondono bugie ai lettori. Oggi Pasini e Faraci hanno fatto con l'Ombra la stessa cosa che la Giussani fece anni fa con Fantomas. Copiare qualcosa. 

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