Qualche giorno fa si è saputo del licenziamento di Ike Perlmutter dal vertice del consiglio di amministrazione della Marvel. Insieme a lui ci sono stati altri siluramenti nell'ambito di un progetto di riduzione dei costi a seguito dei flop, soprattutto nel settore cinematografico, che hanno squassato i bilanci Disney, proprietaria della Marvel dal 2009. I lettori scappano e pure gli spettatori disertano le sale da quando i capi della compagnia si sono messi a fare indottrinamento lgbt, woke, inclusivo, ecc. E così è stato deciso di tagliare tutto il tagliabile.
Sui siti americani sono cominciate a circolare voci secondo le quali i vertici della Disney vorrebbero disfarsi del settore editoriale, come del resto hanno fatto con i fumetti di Topolino che oggi sono prodotti su licenza da altri editori (in Italia avviene così da decenni). L'incasso di una serie a fumetti è infatti molto modesto. Nessuna serie Marvel supera la quota di 100.000 copie e la media è scesa sotto le 35.000 copie. Per una compagnia come Disney l'incasso vendite di tali serie a fumetti equivale a spiccioli e tenere su il settore non conviene più.
Per di più, il mercato, a causa di tante scelte sbagliate, si è ridotto ad una nicchia di fan che non è che il 10% di quello di una volta. Quando Claremont scriveva gli X-Men a metà anni '80, ogni numero vendeva circa 700.000 copie. Erano fumetti molto popolari, venduti a meno di un dollaro e ogni mese riversavano milioni di dollari nelle casse della società. Oggi un fumetto Marvel costa in media 4,99 $ e data la crisi socio-economica del Paese accanto alle scelte narrative infelici non è più pensabile di vendere come una volta dopo la perdita di credibilità.
Basti pensare a come negli ultimi 15 anni il personaggio numero uno della casa editrice, l'Uomo Ragno, è stato trattato molto male, prima con l'eliminazione del matrimonio dalla continuity e poi con il lancio di varianti gay di Spider-Man. E' stato toccato il fondo, insomma e la gente lo ha capito. Lo hanno capito anche i vertici Disney ma indietro non si torna. Non sono gente disposta ad ammettere i flop. Piuttosto preferiscono chiudere e basta. Ed è quello che sta avvenendo almeno a livello editoriale. E' la fine dei fumetti Marvel come li conosciamo?
In questo momento, la Marvel come struttura autonoma non esiste più e il suo presidente, Dan Buckley, è stato posto sotto la direzione di Kevin Feige, che dirige i Marvel Studios, la divisione che produce i film. Che cosa può succedere ora? Con la perdita di ogni autonomia, il settore fumetti è passato sotto il controllo di quello filmico. Questo significa che le trame future saranno in funzione delle pellicole. Il che, come si può immaginare, non è una gran cosa visto lo sfacelo morale degli ultimi film sui supereroi Marvel (che sono stati dei flop folli).
Senza una struttura editoriale a se stante, Disney potrebbe decidere di affidare la produzione dei fumetti a editori esterni su licenza come i fumetti di Topolino, Paperino ed altri. E non è detto che siano tutti affidati allo stesso editore. Magari ad una casa editrice converrebbe produrre storie di Spider-Man o X-Men, ma tutti gli altri personaggi non sarebbero così appetibili. Per ora si tratta solo ipotesi estreme in quanto nell'immediato non dovrebbe accadere nulla, ma alla Disney la situazione è grave e l'intero settore entertainment sta traballando.