La confusione narrativa continua a dominare le storie di Alan Ford e a questo canone non fa eccezione il n. 630 uscito a novembre 2021. La storia si può dividere in tre blocchi separati, di cui uno principale in cui si seguono le vicende del numero scorso su Nala Dorf ed altri tre, di poche pagine, che non c'entrano niente. Iniziando da questi due, c'è uno che fa saltare in aria la gente, una sorta di Unabomber.
Il tizio gli richiede di andare in un bar a cambiare una banconota da 100 dollari. Lo sbevazzone torna e gli porge il resto di ciò che rimane dopo avere dovuto consumare dei dolci, ma gli appioppa banconote false. La storia principale vede Minuette intenta a scoprire il mistero di Nala Dorf e Bonnie. Convince il tenente Roland a far riesumare i corpi dei due al cimitero, ma nelle bare ci sono scheletri di plastica.
Chi ce li ha messi e perché? E cosa sono Nala e Bonnie? Sono morti o i loro corpi si sono persi in una sorta di loop temporale collegato a Alan e Minuette per motivi misteriosi? Mentre stanno cercando di capire l'accduto, una nebbia cala sul cimitero. Roland non vede più Alan e Minuette e se ne torna in ufficio, mentre i due protagonisti vagano senza meta. In quel momento, tornano Nala Dorf e Bonnie.
Si ritrovano davanti alla loro agenzia di investigazioni e qui vengono assunti da un tizio che vuole eliminare il capo della polizia per fare si che il suo vice prenda il suo posto. Nala e Bonnie accettano ma non riescono a portare a termine l'incarico. Una botola sotto i loro piedi si apre e si ritrovano nelle fogne. In quel momento, Alan e Minuette appaiono in un hotel a farsi una doccia a causa della puzza di fogna.
A questo punto, non ho proprio capito se l'essenza di Nala e Bonnie si impossessa dei loro corpi per compiere le azioni o avviene l'esatto contrario. Minuette non si vede in situazioni lesbiche, peccato, ma in compenso viene mostrata nuda a pagina 95, 96 e 97. Negli editoriali Bunker si diletta con una specie di poesia sulla morte. C'è spazio per lo strillone del n. 2 della ristampa di Superciuk (chiuderà con il n. 3).
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