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Alan Ford n. 643: sempre più difficile da leggere

Non so perché continuo a comprare Alan Ford, un fumetto che oggi è il niente condito di nulla, parole dure ma che esprimono una verità, la mia certo, che pare condivisa da molti (su forum che su gruppi social, ecc.) e tutti a dire che il fumetto non è più quello di una volta. Magari sono loro a non essere più quelli di una volta, sono cresciuti e con loro anche le teste. Ciò che ai loro occhi era grandioso oggi appare per ciò che è sempre stato? Boh. La storia del numero di gennaio è la solita.

La solita storia in cui una vera trama non c'è e scrivere qualcosa qui che abbia un senso per chi legge o sia motivo di una attenzione non è il compito più facile del mondo. A gennaio, come si sa, c'è l'estrazione della lotteria di capodanno, un appuntamento a cui milioni di italiani sempre più vessati da una cricca di sfruttatori, sono legati per svariati motivi. Ciò avviene anche nel mondo di Alan Ford. La storia si apre con il Numero Uno che truffa un ristorante per mangiare a scrocco.

Si fa passare per un certo conte Castel, ha inviato tutto il gruppo e tra una trovata assurda e l'altra (durante il pranzo si addormentano tutti di botto e poi Minuette li sveglia esplodendo un colpo di arma da fuoco) il pranzo finisce. Al proprietario, il Numero Uno consegna un biglietto con indicazione di andare dall'ambasciata inglese, dove ci sarà qualcuno che pagherà il conto. Il proprietario, che indossa una parrucca da donna, ci crede senza esitazioni. Che gran coglione.

Ecco, la sostanza delle storie di Bunker è che riflettono la realtà e una società dove prevale chi ha più sale in zucca per fregare tutti gli altri. Il Numero Uno è abile in tutto questo. Prima di lasciare il ristorante, il vecchio compra da un mezzo barbone un biglietto della lotteria. A casa scopre di essere il vincitore. Il numero è composto dalle prime nove cifre più lo zero. Inizia la lotta con una trama che ricorda molto il film Ho vinto la lotteria di Capodanno del 1989 con Paolo Villaggio. 

Nella storia di Alan Ford viene mostrato ciò che ogni membro del cast pensa dell'altro: niente e quindi non c'è problema a calpestarli pur di mettere le mani sul biglietto che vale 100 milioni di dollari. Il primo che cerca di prenderlo è Grunf, ma interviene Bob Rock prima che il vecchio aviere fugga diretto alla stazione metro. Il nanetto viene poi assalito da un poco di buono seguito dal duo Geremia e Cariatide che litigano tra di loro. Cariatide scappa ma Superciuk lo blocca.

Superciuk a sua volta viene affrontato da un manichino con una busta della spesa in testa, ma nulla può contro il Numero Uno che rientra in possesso del biglietto e vola verso l'ufficio per l'incasso. Qui trova un funzionario che gli fa capire che il biglietto è falso e si aggiunge ad un mucchio di altri biglietti uguali. Così il Numero Uno se ne torna mesto a casa, ma il funzionario si rivela essere il Conte Oliver che frega tutti e incassa il biglietto. E questo è tutto. Tutto al costo di 5,00 euro!

Nell'editoriale Bunker è la solita lagna. Una lode a Boschini autore dei disegni e poi la crisi, la carta che non c'è, che costa, ecc. E spiega che 40 anni fa si verificò la stessa cosa. La Cina fece man bassa della carta sul mercato con grosse cifre. Gli editori nostrani risolsero comprando carta scadente dal nord Europa. Oggi non si può fare. E allora? Finita la scorta di carta attuale, Alan Ford passerà a 7,00 come minacciato nel n. 641? Mi serve giusto una scusa per smettere di prendere l'albo.

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