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In questo pezzo ho spiegato che con molta probabilità Recchioni ha concordato con la Bonelli la sua uscita di scena dal ruolo di curatore della serie mensile di Dylan Dog (mentre l'altra serie, il Maxi, è stato confermato a F. Busatta) con una serie di garanzie, tra le quali il fatto che le sue storie già scritte dovranno essere accettate (e pubblicate) dalla Bonelli. Tutto in modo molto sereno, senza affermazioni dure in quanto, come già fece con l'Eura nel 2010 quando gli cancellarono la quarta stagione di John Doe con il n. 4, Recchioni è un tipo che non ci pensa due volte a dire quello che pensa se non ha niente da perdere.

Tutto ciò è sempre stato molto prevedibile nel contesto in cui è stato portato avanti il rilancio di Dylan Dog. Operazione che fin dall'inizio ha dimostrato di non funzionare e condotta per tanto tempo perché vuoi per ragioni di contratto vuoi perché la Bonelli temeva di fare un altro sbaglio (dopo l'affidamento a lui dell'incarico di curatore dopo il disastro dell'era Gualdoni e quella non meno negativa di Marcheselli) e dare il colpo di grazia ad una collana. Forse speravano che di punto in bianco le tristi vendite tornassero a salire, ma a oggi delle 120.000 copie che Dylan vendeva nel 2013 ne sono rimaste circa 45.000. 

Mauro Marcheselli aveva fatto perfino peggio, poiché per sua stessa ammissione le vendite di Dylan dalle 530.000 copie del 1993 erano scese a 190.000 nel 2009 quando mollò la gestione della serie. Nel pezzo linkato all'inizio ho spiegato quindi che con molta probabilità a dirigere Dylan saranno in tanti. In parte la stessa Baraldi che figurerà all'esterno come curatrice, in parte quello che in molti ritengono suo marito, Claudio Lanzoni (uno sconosciuto tirato in mezzo lo scorso autunno con l'Inizio del Nuovo Inizio, salvo poi scoprire che era amico di Sclavi), in parte lo stesso Recchioni in un senso però limitato. 

D'altra parte, se la Bonelli voleva chiudere con il teatro recchioniano doveva recidere in modo netto, ovvero cacciare via Recchioni e tutti quelli che lui ha portato dentro e puntare forte su un nome nuovo ed un gruppo di scrittori altrettanto nuovi. Ma ciò non è possibile in quel di Milano dove se non si è amici degli amici non si entra da nessuna parte. Hanno puntato sulla Baraldi, che è stata spesso contestata in rete per le sue storie e si sono inventati il ruolo di assistente curatore affidato a tale Lanzoni. Ritorniamo a Recchioni: come ha commentato la sua uscita di scena? Ne ha parlato in una articolo su di un sito. 

Il testo è preceduto da una foto in b/n di Recchioni con lo sguardo triste chinato in basso mentre regge un ombrello rotto, immagine che descrive come è oggi Dylan dopo 9 anni di scelte sbagliate, trovate prive di senso e scelte provocatorie. D'altra parte, se la provocazione serve per attirare l'attenzione, la gente che arriva per restare chiede qualcosa di buono che, né Recchioni né la Bonelli, sono stati in grado di offrire. La cosa bizzarra è che l'articolo se l'è scritto lui, dato che parla in prima persona. Sorvolando sulle tante (e inutili) citazioni a cui si è aggrappato, andiamo al sodo per vedere che ha detto.

Recchioni: ho iniziato a sbattere piatti e pentole, mettendomi a urlare contro l’indifferente cielo dell’editoria. Davvero? Ma lui non era stato scelto perché già noto nel pubblico della rete? Che bisogno c'era di fare casino, sbattendo piatti e pentole? Non bastava la notizia che gli avevano affidato Dylan Dog? Evidentemente, no. Non è andato tutto bene, ammette, poiché ci sono state anche sconfitte, in numero però inferiore alle vittorie. Questo lo dice lui, però di fatto le vendite non hanno mai smesso di calare, quindi di quali vittorie parla? Alla Bonelli interessava vendere, non fare casino perché i casini non rendono.

E poi com'è finita? Recchioni dice: ho iniziato a rendermi conto che la spinta iniziale che mi aveva animato si era affievolita e che le cose si stavano sin troppo normalizzando per un personaggio come Dylan Dog, che ha nel suo DNA il fatto di non essere normale. Il solito modo pittoresco per dire che la colpa non è sua ma della spinta che in lui si è affievolita. Quindi, questa spinta cos'è? Una entità autonoma che vive dentro di lui e che si esaurisce? Boh. Bastava dire che non sapeva più che inventarsi e che significa che Dylan non è un tipo normale? Chi lo sa, in fondo parliamo di un personaggio inventato mica di uno vero.

E conclude con una serie di scuse che non hanno senso: Aggiungeteci nel mezzo una pandemia, una guerra, crisi delle risorse, della carta e del settore editoriale, oltre a tutta una serie di distrazioni e difficoltà personali. Non poteva mancare l'accenno alla fanta pandemia e ad una guerra provocata dalla masso-finanza occidentale per abbattere la Russia. Invece di fare tanta caciara (cioè, sbattere piatti e pentole), magari alla Bonelli si aspettavano che uscissero buone storie, però il calo delle vendite è andato avanti a conferma che di buone storie non sono arrivate. La Baraldi infine la definisce coach, non curatrice. 

E ammette che la sosterrà con nuove storie a conferma di quanto si diceva sopra: di base ci sarà stato di certo un accordo tra lui e la casa editrice, altrimenti come fa ad essere sicuro che le sue storie saranno approvate dalla nuova capa? Il suo pezzo è stato citato su Comicus, in cui subito sono partite le critiche feroci. Recchioni vi si è precipitato per difendersi alla sua maniera, dando dell'hater a chi lo contestava e facendo passare la sua posizione per verità oggettiva e tutto ciò che contrasta con essa è sbagliato. Il solito Recchioni-show. Non è stato nemmeno detto in che albo la Baraldi figurerà come nuova curatrice.

Non leggo Dylan né mi interessa l'horror scritto da italiani, dato che non mancano mai venature sataniche che il pubblico ignorante non è in grado di riconoscere. Ho visto tante foto della Baraldi con capelli colorati in modo bizzarro, unghie dipinte di nero e atmosfere dark ed immagini in cui si mostra facendo il simbolo delle corna con la mano. Il perfetto scenario che può attirare i fan di questa roba ma oggi a chi interessa l'horror? Non a me che non leggo Dylan Dog (ma ne ho letto qualche numero qui e lì senza capire perché mai qualcuno dovrebbe leggerlo con regolarità. Alla Bonelli ancora non lo hanno capito).

Posted by at maggio 12, 2023
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