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Esistono altri aspetti della controversa vicenda legata alla nomina del nuovo curatore della collana mensile di Dylan Dog che i siti di regime non hanno il coraggio di affrontare. Quelli già esaminati li trovate qui e qui. Cominciamo con il più scontato di tutti: chi è il vero curatore? Ma come, non è Barbara Baraldi, che si è mostrata in un video con i capelli colorati di verde? Una scelta bizzarra dato che una donna di mezza età non va in giro con i capelli verdi facendo pensare a qualche disastro del parrucchiere o una cosplay (perdonate la battuta). 

Nei pezzi linkati ho accennato alla vicenda, spiegando che Recchioni non è uscito fuori dal mondo di Dylan Dog, dicendo che resterà come scrittore. L'idea stessa di un Recchioni sottoposto ad una donna con il potere di decidere se approvare o meno le sue storie? Se da un lato è pur vero che senza più lo stipendio del curatore, Recchioni deve pur campare e deve continuare a farlo con il tenore elevato che si è dato dal 2013 in poi (quante volte si è fatto vedere in immagini con capi di abbigliamento alla moda costosi?), dall'altro cozza con il personaggio.

No, l'ipotesi è che Recchioni si sia accordato con la Bonelli nel modo che segue: io lascio, non genero polemiche con post invettivi contro l'editore o la nuova curatrice, ma voglio ancora essere legato a Dylan Dog e quindi le mie storie devono continuare ad apparire. Insomma, io esco ma ciò che scrivo va approvato (anche perché devo campare e non avendo incarichi con altri editori di rilievo, non saprei che fare) e infatti non è giunta notizia di post polemici di Recchioni. E' solo una speculazione che però pare essere confermata dai fatti esposti. 

Tanto più che spesso è capitato di leggere nei gruppi accenni al fatto che in passato Recchioni abbia rivisto e modificato i testi delle storie della Baraldi, generando non poca confusione nei lettori che avevano intuito tutto ciò leggendo storie che in alcune parti apparivano come fossero state manipolate. Per cui oggi vedere la Baraldi al di sopra e Recchioni sotto è un po' difficile, con la prima che potrebbe decidere di togliersi qualche sassolino. Quindi, Recchioni si sarà assicurato non solo continuità con le sue storie ma anche cautelato in questo modo.

Alla Bonelli sarà convenuto ben accettare, ricordando le sfuriate che Recchioni fece nel 2010 quando la allora Eura Editoriale (oggi Aurea Editoriale al suo posto) gli cancellò dopo soli quattro numeri la quarta stagione di John Doe. Recchioni riuscì a terminarla un paio di anni dopo, ma da allora di John Doe non si è più avuto nulla e quella serie è caduta nel dimenticatoio. Ciò significa che la Baraldi avrà solo poteri limitati come curatore, non potendo dire no alle storie che Recchioni proporrà? Ciò sembra dipingere uno scenario realistico dati i fatti.

Quando nel 2013 Recchioni fu nominato curatore, in molti restarono sorpresi perché la scelta non era caduta su Paola Barbato. Anche in quel caso, si sussurrò di un accordo tra le parti con la casa editrice che avrebbe accettato: io faccio il curatore ma accetterò le tue storie. Da allora Paola Barbato, che il curatore Gualdoni aveva estromesso, tornò in auge con non poche storie (che però raccolsero altrettante critiche da parte del pubblico dimostrando che Gualdoni aveva fatto bene a dare spazio ad altri). La situazione potrebbe essersi ripetuta. 

E ciò con Recchioni cautelatosi come avrebbe fatto la Barbato allora senza dimenticare la riunione riservata che Recchioni e la Barbato avrebbero tenuto a casa di Sclavi senza la partecipazione dell'allora curatore Gualdoni (anche qui vicenda smentita dai diretti interessati ma probabilmente avvenuta per davvero). In breve, quindi, pur con la Baraldi formalmente curatore, Recchioni si autoapproverà le storie? Dipenderà da quante storie con la sua firma saranno pubblicate. Se in numero ingente dimostrerà che i fatti potrebbero essere andati così.

In definitiva, oggi avremmo due curatori sulla serie mensile di Dylan Dog: Barbara Baraldi e Roberto Recchioni. Entrambi sono scrittori, benché la prima sia attiva con romanzi sul mercato mentre l'ascesa di Recchioni come autore di libri young adult per l'editore Mondadori si sia arrestata 6-7 anni fa. E Claudio Lanzoni che cosa c'entra in tutto questo? Si tratta di un nome sconosciuto fino a pochi mesi fa che, di punto in bianco, è divenuto soggettista di Dylan Dog con l'inizio del nuovo inizio (preludio della fine della gestione di Roberto Recchioni). 

In una breve intervista ha dichiarato di essere amico di Sclavi e di non essersi occupato fino a pochi mesi fa di fumetti bensì di avere iniziato tanti anni fa come scrittore, senza però mai assurgere alla notorietà effettiva. Ne ho parlato qui. Basta essere amico di Sclavi per scrivere Dylan Dog? No, dato che nessun editore serio avallerebbe scelte così. Il nome di Sclavi viene tirato fuori come specchio per le allodole per attribuirgli scelte che altrimenti dovrebbe intestarsi l'editore. Poiché il pubblico medio di Dylan ha poca cultura nessuno ci fa molto caso.

In questo modo, la Bonelli si tira fuori dalle polemiche potendo dire: abbiamo fatto quello che Sclavi voleva. E torniamo su Lanzoni. Alcuni siti affermano che sia il marito di Barbara Baraldi. Qui e qui. Lanzoni è passato da soggettista a assistente curatore, formalmente sarebbe un gradito sotto il ruolo occupato dalla moglie, ma è probabile come detto da alcuni che sia lui il vero curatore mentre la moglie potrebbe così continuare a fare la scrittrice, senza togliere tempo ai suoi libri young adult e alle storie che continuerà a scrivere per Dylan Dog. 

Fino ad ora, l'apporto di tale Lanzoni nella fase nota come Inizio del Nuovo Inizio è stato per lo più criticato dai fan di Dylan Dog, che non hanno visto nulla di nuovo rispetto a quanto finora mostrato e non piaciuto. E' logico presumere che se a dirigere l'orchestra sarà questo Lanzoni, il livello delle storie sarà più o meno simile. In definitiva, oggi abbiamo una serie a fumetti co-diretta da due persone che non sono fumettisti (sia la Baraldi che Lanzoni sono scrittori di libri) e solo già questo fa pensare che non è possibile che ci sia Sclavi dietro la scelta.

Quindi, la domanda che tutti si pongono è: che senso ha affidare una serie fumetti a non fumettisti? Dando per scontato che una logica deve esserci anche in una scelta in apparenza assurda come questa, si può ritenere che la Bonelli voglia trasformare Dylan in un prodotto young adult da libreria come i libri della Baraldi, che però non mi pare avere tutto questo successo nelle vendite. Quando vado in libreria e (ne frequento molte) chiedo ai gestori non è certo il suo nome che mi fanno tra i più venduti. Forse non c'erano altre possibilità?

Si può sostenere quindi che la Bonelli, consapevole che tra 3-4 anni chiuderanno tutte le edicole in Italia, voglia portare i suoi personaggi in libreria chiudendo le serie a fumetti e aprendo collane di volumi alla francese? Sarà questo il futuro di Dylan Dog e di Tex? Restano le perplessità della scelta in ogni caso. Dylan doveva essere affidato ad un fumettista vero e non a scrittori di altri settori, che almeno finora hanno raccolto più critiche che elogi e di fatto le vendite della collana non ne hanno beneficiato. Dylan Dog continua a calare nelle vendite.

Oggi dovrebbe infatti essere al di sotto della soglia di 50.000 copie e lottando con la serie del giovane Tex Willer come seconda collana più venduta dopo Tex. Il dato che ho sentito io è di 45.000 copie in media (con punte di 50-55.000 per alcuni numeri di evento). Sono dati che segnano il fallimento della gestione Recchioni che nessuno in Bonelli ha ancora ammesso. E Busatta? Non dimentichiamoci di lui! Si, dato che oltre a Recchioni, Baraldi e Lanzoni, c'è anche lui a dirigere Dylan, anzi il Maxi Dylan Dog che la Bonelli ha confermato sotto le sue cure.

Posted by at maggio 07, 2023
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