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Con l'uscita del secondo capitolo dell'inizio del nuovo inizio di Dylan Dog, che è stato un ritorno all'era pre-Recchioni (e quindi, non si è capito che inizio sia se tutto quello che Recchioni ha infilato in questi anni nella collana è stato cancellato) è stato svelato il mistero relativo alla identità di Claudio Lanzoni. Ne ho trattato qui e qui. Nel pezzo editoriale del n. 435 si è appreso che questo Lanzoni è un fumettista raccomandato (o segnalato come si dice nel testo) da Tiziano Sclavi. 

E' un po' difficile credere a questa versione. Già in questo articolo ho spiegato che è probabile che la Bonelli, per non intestarsi il fallimento della gestione dylaniata di Recchioni, abbia ritirato fuori il nome di Sclavi per far credere ai fan che ogni decisione relativa all'indagatore dell'Incubo viene presa solo dal suo creatore, Sclavi. In questo modo, sia la casa editrice che lo stesso Recchioni appaiono privi di ogni tipo di responsabilità del disastro. E Sclavi che ci guadagna in tutto ciò?

Sclavi fa quello che chiede la Bonelli, che lo paga (anche se non tanto come una volta, ma ancora in misura tale che senza quel sostegno lui si ritroverebbe molto povero). In breve, i lettori devono prendersela con Sclavi, il quale ha avallato tutte le scelte recchioniane e non con lo stesso Recchioni o con la Bonelli. Siccome la maggior parte dei fan di questa serie (come tutte le serie horror) accetta di buon grado ogni versione che gli viene raccontata, per loro è stato facile muoversi. 

E ora viene inscenato il nuovo lavoro: Lanzoni lo ha scelto Sclavi e sia Recchioni che la Bonelli hanno dovuto assentire perché è Sclavi che comanda, mica loro. Siccome però i soldi ce li mette la Bonelli (e non Sclavi) è più probabile che Lanzoni sia stato portato dentro il mondo dylaniato da amici di amici che hanno amici in Bonelli o nella cerchia di Recchioni e che Sclavi non c'entri niente con la sua designazione. Il fatto poi che questo Lanzoni sia sconosciuto avalla questa ipotesi. 

In rete l'unico riferimento che si trova di questa persona è un vecchio articolo del 2009 dove si parla di un gruppo di scrittori, il Gruppo 13, del giallista Carlo Lucarelli. Credere che un perfetto sconosciuto nel mondo del fumetto diventi di punto in bianco scrittore di Dylan Dog, non è possibile, così come non è possibile che Sclavi, anche se avesse voluto o potuto, avrebbe imposto alla Bonelli uno che non conosceva nessuno. La Bonelli non lo avrebbe mai accettato, ovviamente. 

C'è poi un altro aspetto che nessuno dei siti di regime ha mai trattato: le storie in Bonelli vengono preparate con circa due anni di anticipo. La decisione di mettere fine al rilancio di Recchioni non è del mese scorso ma sarà stata assunta almeno nel 2020, benché solo oggi sia stata resa nota. La Bonelli sapeva già da due anni che Recchioni aveva fallito su tutta la linea ma non ha mai divulgato la sua intenzione di mettere fine ai progetti del curatore romano. Il motivo è chiaro.

Se due anni fa avessero divulgato questa notizia, tutti in coro avrebbe festeggiato la fine della gestione di Recchioni e magari chissà molti si sarebbero riavvicinati alla serie, però alla versione che tutto sarebbe stato deciso da Sclavi non avrebbe creduto nessuno. Mettetevi nei pani di questo Lanzoni: da due anni sapeva di essere uno scrittore di Dylan Dog ma non poteva dirlo a nessuno! In questo modo, hanno potuto anche evitare di cacciare via subito Recchioni dalla Bonelli.

E Recchioni quando se ne andrà? Per ora resta dov'è. Non ha alcuna intenzione di lasciare la collana di Dylan Dog. Non perché gli piaccia così tanto da restare a bordo della nave in tempesta, ma perché se andasse via da Dylan perderebbe il potere di curatore del mensile e sarebbe difficile per lui poter contare su una entrata come quella che la Bonelli gli garantisce ogni mese. Lui dice che vuole fare altro, ma il suo futuro di autore di libri alla Mondadori è finito molto presto.

Posted by at dicembre 24, 2022
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