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L'Uomo Ragno n. 826: la vera origine di Kraven

Il n. 826 del quindicinale de L'Uomo Ragno presenta ai lettori i due capitoli finali della miniserie The Lost Hunt di J.M. DeMatteis e dopo quelli iniziali, di buona qualità ma con una trama labile si tocca quella vetta che tutti attendevano. Il n. 4 è stato disegnato da Eder Messias e Belardino Brabo mentre la sequenza del passato è stata realizzata da Marguerite Sauvage (quella di Orisha) e Travel Foreman (quella di Kraven) poiché tutta la storia è la narrazione delle origini di Kraven come mai prima d'ora era stato fatto. Una storia da applausi.

Siamo verso la fine del XIX secolo in Wakanda dove vive una bambina di nome Aja Orisha che all'età di sette anni viene fatta partecipare dai suoi genitori alla setta religiosa di sacerdotesse note come Balù-Ayé, le quali vivono una esistenza ascetica isolata dal resto del mondo, tra riti e infusi di erbe per accrescere forza e mantenersi sempre giovani. Il loro compito è proteggere il Wakanda dalle minacce. Orisha però vede quella vita stretta e così subito dopo avere superarto il rito dello Yansan-An, che prevede sepoltura e rinascita, lascia le Balù-Ayé.

Il mondo al di fuori la delude in parte ma gli fa capire che con le sue conoscenze può aiutare le persone in sofferenza. E' diventata ricca nei vari viaggi e negli anni '20 conosce un nobile russo scampato alla rivoluzione, Sergei Kravinoff ma prima ha avuto un figlio, Takhar, da un medico deceduto subito. Orisha si lega a Sergei e così garantisce al figlio il padre che non ha mai avuto, ma commette anche un errore quando insegna all'uomo i segreti delle Balù-Ayè. Sergei è malvagio e porta con se Takhar che chiama Gregor, lasciando Orisha nel dolore.

Ogni tanto tornava ma era sempre più perso nei suoi demoni poiché lui non era riuscito a superare il rito della sepoltura del Yansan-An, attirandosi l'odio di Takhar per aver fatto soffrire il padre. La sua fine nell'ultima caccia contro Spider-Man, a sua volta sottoposto al rito Yansan-An è la miccia che acceca di odio Takhar perché Spider-Man è riuscito a superare il rito che il padre ha fallito. Intanto, Mary Jane riesce con le parole e il ricordo dell'amore per Peter a farlo tornare in sè, ma in quel momento arriva Takhar preceduto da Orisha.

DeMatteis fa un ottimo lavoro nel tratteggiare il personaggio di Aja Orisha detta la Cacciatrice ma ogni tanto cade nel politically correct, specie quando fa capire che lei è una bisessuale, avendo amato anche molte donne. Non spiega molto sulla sua lunga giovinezza (compresa quella di Takhar), ma è intuibile che ciò dipenda dalle erbe e dai riti tribali appresi in Wakanda. La storia conclusiva è disegnata da Eder Messias con le chine di Belardino Brabo e Wayne Faucher. Orisha si frappone tra Takhar e Peter e Mary Jane che possono scappare.

Peter vorrebbe restare ad aiutare Orisha ma lei gli dice che nel suo rifugio troverà qualcosa che gli permetterà di agire come sostegno. Quando arriva infatti trova una armatura ragno fatta di vibranio e così torna sul campo di battaglia. Anche senza poteri, Peter riesce a tenere testa a Takhar e alla fine a metterlo al tappeto, ma il guerriero non accetta la pietà di Peter e si getta contro Mary Jane ma Orisha le fa scudo con il suo corpo e Takhar la trafigge con un pugnale. L'orrore per avere ucciso la madre fa tornare Takhar in se come mai prima.

La delusione è tale che cerca di uccidersi con una fucilata in bocca come fece Kraven anni prima ma Peter lo ferma. Takhar raccoglie il corpo della madre e si allontana dopo avere chiesto perdono a Peter e Mary Jane per il male loro recato. Seppellisce la madre ma mentre si allontana alle sue spalle non può vedere che una mano emerge dal terreno. Orisha non può morire ma così facendo ha liberato il figlio dalla follia che lo dilaniava. Complimenti a DeMatteis ha riportato il quindicinale a vette che da anni non si toccavano da queste parti.

Resta il dilemma: perché la Marvel non affida a DeMatteis il compito di scrivere le storie di Spider-Man di oggi riportando nella continuity il matrimonio? La risposta che il supervisore Nick Lowe fornisce qui è assurda. Nelle note in terza di copertina, il curatore Brighel continua a mentire: dice che le storie di Wells sono state campioni di vendite in Usa. Davvero? Ma se i dati di vendita la Marvel non li diffonde più da oltre un paio di anni? La mini di DeMatteis ha dimostrato quanto la serie di Spider-Man potrebbe crescere se si tornasse al pre-OMD.

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