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Il n. 1-2024 de Il Grande Diabolik, uscito pochi giorni fa, si è rivelata una lettura interessante anche se con qualche tratto che alla fine ne ha nuociuto il profilo qualitativo. Troppo lunga la storia principale nata da un soggetto di Andrea Pasini e Mario Gomboli e con testi di Tito Faraci. Appena sufficienti i disegni di Giulia Francesca Massaglia con le chine di Stefania Caretta. Una buona trama che però in quanto povera di contenuti è stata allungata per durare in tutto 142 pagine e incentrata sui ragionamenti e gli spiegoni dei protagonisti. Due palle.

Altro dato negativo: lo spot anti-russo che la redazione di Astorina, asservita alla narrazione occidentale che descrive la Russia come una dittatura, non manca di centrare. La storia è, infatti, ambientata nel Northstand, ovvero la versione della Russia nel mondo di Diabolik ma non la Russia democratica e libera di oggi di Putin ma la vecchia Urss e dunque sorge la domanda: nel mondo di Diabolik l'Unione Sovietica esiste ancora con il suo patrimonio di orrore comunista? Magari si se si tratta di parlare male della Russia come in questo caso.

La storia, come detto, è un lungo, noioso, palloso e irritante spiegone. Interessante si, ma dopo un centinaio di pagine in cui i protagonisti si rimpallano gli stessi ragionamenti, inizia la fase della rottura di cazzo. Si comincia così con l'Ombra, una sorta di Diabolik degli anni '20 del secolo scorso, già apparso in passato e che qui viene confermato ciò che si pensava, ovvero che non era morto nel tentativo di rubare i tre gioielli del Northstand del periodo imperiale (ovvero gli zar russi), lo scettro del potere, il sole dell'impero e la corona della regina Madre. 

Diabolik si è già impadronito dello scettro trovandolo in un vecchio rifugio dell'Ombra. Poi è toccato al sole dell'Impero, preso anch'esso da Diabolik nonostante le medesime mire dell'ispettore Rudenko del Northstand, che si divide tra una vita di poliziotto di regime e una di ladro. La storia quindi si basa tutta sulla corona della regina madre custodita in un sito impenetrabile, il palazzo imperiale. Ma il caso ha voluto però che per problemi strutturali dell'edificio, la corona debba essere trasferita a Morkow (Mosca nel mondo reale) quindi a Vernan.

Questo era il luogo in cui la corona si trovava prima di essere esposta al palazzo imperiale. Rudenko intanto e nonostante il fallimento della sua azione a Clerville (quando Diabolik ha rubato il sole dell'impero, ha fatto carriera e ora è di nuovo in auge. Ad occuparsi del trasporto a Morkow è il commissario Sorokin, che odia Rudenko e da qualche tempo ha costretto una sua impiegata, Polina Petrova, che vorrebbe portarsi a letto dietro minaccia di rovinare il di lei fratello. Un quadro ambiguo di un funzionario molto corrotto del regime ex sovietico. 

Rudenko viene incaricato di eseguire il piano per il trasporto dopo che è riuscito a convincere i suoi superiori che quando dei criminali hanno tentato di rubare lo scettro del potere, è riuscito a fermarli (in realtà, lui sa bene che al palazzo imperiale é in mostra un falso poiché il re del terrore si era impadronito di quello vero). Anche lui non rinuncia a tentare di mettere le mani sulla corona specie dopo che ha scoperto che Diabolik e Eva sono arrivati nel Northstand dai video di sicurezza che hanno ripreso una coppia che la visionava a palazzo.

Dai controlli era emerso che i due erano turisti da Clerville (per lui la conferma che si trattava di Diabolik e Eva). Diabolik fingendosi un alto funzionario riesce a farsi rivelare dal superiore di Surokin tutti i dettagli del trasporto ma pensa che Rudenko farà dei cambiamenti in ultimo. Anche Surokin si muove e incarica un gruppo di suoi uomini di rubare la corona per porre la colpa a Rudenko. Quando il trasporto inizia tutti i giocatori sono in campo. Il piano modificato da Rudenko prevede che la corona sia trasportata su scooter ma non sarà così.

Ha infatti pensato di celarla in una parete del furgone che fungeva da supporto. Sarà lì che infatti Diabolik la troverà dopo avere intuito il piano dell'avversario. Intanto, si muovono anche gli uomini di Surokin e Rudenko può solo impedire a questi ultimi di rubare la corona o meglio di un falso che dopo presenterà ad azione ultimata. Agli occhi dei suoi superiori passa per eroe della situazione, mentre Surokin viene incolpato di tutto dietro l'accusa di avere rivelato i piani alla sua segretaria Petrova (che conferma per vendicarsi del suo aguzzino).

Prima di lasciare Northstand, Diabolik e Rudenko che adesso è stato promosso al grado di commissario si confrontano come si confà a due grandi protagonisti della vicenda. Il volume presenta pure due storie brevi. La prima è, senza dubbio, molto interessante. Il soggetto è di Mario Gomboli e Tito Faraci, il quale si è occupato dei testi. L'unica pecca i pessimi disegni di Pierluigi Cerveglieri con retini di Vasco che ha salvato il salvabile. Roland è un solerte impiegato che lavora per una società che dietro rispettabile facciata gestisce attività criminali.

Tra queste ultime, le estorsioni, che sono il settore più redditizio ed il cui ricavato è stato convertito in diamanti. Il problema è ora portarli nella loro sede di Sedyville nel Beglait, cosa non facile dopo che, da qualche tempo, sono aumentati i controlli di frontiera. Roland ha una idea: perché non nasconderli nei loro sportwatch, orologi digitali che produce una loro controllata, la Extravelox e donarli ai ciclisti del locale giro? I ciclisti attraversano le frontiere senza problemi, poi una volta nel Beglait se li faranno restituire con la scusa di controllarli.

Diabolik, però, è venuto a conoscenza del progetto e così assunte le sembianze di un collega di Roland, Colbert, fa avere delle sue foto come Diabolik al presidente della compagnia facendogli credere che la loro idea è stata carpita dal criminale. L'unico modo per risolvere il problema, afferma, è intercettare prima i ciclisti e farsi consegnare gli orologi. Il presidente acconsente e Colbert/Diabolik esegue, ferma i ciclisti e ritira gli orologi. Qualche tempo dopo, Roland torna felice al lavoro perché Colbert, che lo ha sempre umiliato, è stato ucciso.

L'omicidio è stato eseguito da Diabolik con un pugnale quando poco prima ha preso il suo posto per rubare i diamanti. La seconda storia breve si è dimostrata invece la migliore di questo volume. Soggetto e testi sono di Andrea Pasini e Rosalia Finocchiaro con disegni davvero splendidi di Elia Bonetti. Unico lato negativo, ancora la propaganda anti-russa, poiché la vicenda si svolge all'ambasciata del Northstand a Clerville e l'ambasciatore si trova al centro di un caso di spionaggio internazionale. Eva Kant prende il posto di una certa Emma Davis. 

Ad una asta, consuma l'ennesima sfida con Katia De Havilland, come lei membro di una famiglia in vista con rapporti stretti con la famiglia dell'ambasciatore. La De Havillando si aggiudica il pezzo più ambito, l'abito di una ex star del cinema muto. In realtà, è tutto organizzato. Sulla spilla nella parte alta del vestito, Diabolik ha posto una camera che inquadrerà l'ambasciatore mentre apre la cassaforte e non solo. Dalla spilla partono aghi narcotici. L'ambasciatore è subito colpito e la De Havilland non può che seguire gli ordini di Diabolik via radio.

Il punto focale della storia è il rapporto di affinità e amicizia tra Eva Kant e Emma Davis che lascia perplesso perfino Diabolik. Una storia in cui quindi è Eva Kant la vera protagonista mentre Diabolik fa la figura della comparsa e di chi non capisce la psicologia delle donne. Il volume si completa con una serie interessanti di articoli redazionali. Nell'insieme quindi un albo buono che giustifica il prezzo di 5,70 euro di copertina. Unica pecca è la propaganda antirussa che, si ribadisce, poteva anche non esserci e il risultato sarebbe stato ottimo.

Posted by at aprile 28, 2024
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